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Intervista a Federico Amal

By 09:56



Federico Amal, Capogruppo di Iniziativa Civica dei Moderati della Città di Lendinara, da sempre impegnato nel sociale e nel mondo del volontariato si racconta a me attraversa questa intervista. Federico oltre a essere un Amministratore è soprattutto una di quelle persone che investe il proprio tempo per e con gli altri. Amal si dona, incondizionatamente al prossimo. Se dovessi "rappresentare" quello che è Federico Amal con una citazione sceglierei quella di Madre Teresa di Calcutta che recita: Quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse quella goccia all’oceano mancherebbe”.

Federico ciao, ti va di presentarti? Chi sei?
Ciao a tutti, mi chiamo Federico Amal e sono un cittadino lendinarese che da vent’anni opera nel settore della pasticceria a seguito del conseguimento del diploma alberghiero. Impegnato da sempre nel mondo del volontariato, dal 2006 ho iniziato il percorso di impegno civico mediante l’Istituzione del Forum Giovani di Lendinara del quale sono stato presidente fino al 2009. Successivamente ho ricoperto vari incarichi nell’amministrazione comunale. Ho la passione per la musica, in particolar modo per la batteria e, tra le varie attività, vivo la vita del Rotary club di Badia-Lendinara.

Ad oggi ricopri il ruolo di Capogruppo di Iniziativa Civica dei Moderati (I.C.M) e sei stato per 5 anni vicesindaco della Città di Lendinara. Cosa significa per te ricoprire e aver ricoperto ruoli così importanti in ambito politico-amministrativo?
Sono dell’idea che ricoprire ruoli nell’ambito politico-amministrativo, debba essere la concretizzazione di una passione che nasce da una vocazione verso il bene comune e il mettersi a servizio della propria comunità. Un mettersi al servizio al di sopra di ogni interesse personale. Questo non vuole essere la classica risposta pleonastica, ma credo veramente in questo valore che, spesso, scaturisce da chi vive o ha vissuto esperienze di volontariato. I ruoli di vice sindaco o capogruppo sono, comunque, meno esposti rispetto a chi ricopre l’incarico di assessore ai servizi sociali, incarico che ho avuto l’onere e l’onore di rivestire dal 2011 al 2019. In quel settore, il più delicato in qualsiasi ambito, capisci quanto le competenze, lo studio e la dedizione siano elementi indispensabili per svolgere al meglio il servizio richiesto. Un’ottima “palestra” propedeutica agli altri ruoli più politici come il capogruppo o vice sindaco. Personalmente penso siano opportunità che richiedono una totale abnegazione se si vuole portare qualcosa di concreto e costruttivo per la crescita della propria comunità. Come ricordo spesso a chi si avvicina a questo mondo, dietro ad ogni foto o articolo di giornale c’è un lavoro e impegno che pochi possono capire.

Sei da sempre impegnato nel sociale, come già da te accennato. Qual è quindi la tua idea di Comunità e che visione hai riguardo la società nella quale viviamo?
Domanda molto complessa che richiederebbe pagine di analisi ma, che sta alla base di qualsiasi attività socio-politica. La comunità è definita come un insieme di persone che hanno comunione di vita sociale e che condividono gli stessi comportamenti, interessi e ideali. Proprio la condivisione degli ideali, che stanno alla base di una società, deve essere il principio che regolamenta la gestione politica-amministrativa di quel territorio. Questi, di fatto, possono essere sia i cardini che tengono unita una comunità nei momenti di difficoltà, oppure il motore di crescita della medesima perché, come recita il famoso detto “l’unione fa la forza”. In questi anni la società ha sviluppato molte sfaccettature (di comunità) per le quali è difficile darle un’immagine netta e ben dettagliata. E’ vero però che l’individualismo dettato da logiche di mercato e l’avvento dei social media, hanno cambiato radicalmente le abitudini e le dinamiche sociali proiettando la consueta struttura collettiva su ben altre situazioni e criticità. Tutto ciò ha chiamato in campo le istituzioni per confrontarsi su problematiche ben più difficili. Penso che la mancanza di visione futura e di speranza sia alla base dei maggiori casi di disagio, da quello giovanile a quello familiare. Ad oggi, però, dovremo capire anche gli effetti sociali di ricaduta a fronte delle misure di quarantena adottate negli ultimi mesi. Misure di restrizione che cambieranno radicalmente logiche e dinamiche pubbliche. Questa sarà la maggior sfida alla quale saremo chiamati. Dare risposte e sostegno in un ambito completamente sconosciuto non sarà sicuramente impresa facile.

La tua formazione e la tua professione ti vedono specializzato in un altro settore rispetto a quello della politica. Come sei riuscito a emergere e a farti conoscere e riconoscere anche in ruoli amministrativi e politici?
Come accade in molti film hollywoodiani, ho conciliato il lavoro di pasticciere, che si svolge nelle prime ore del mattino e nelle festività, con gli impegni amministrativi ai quali ho dedicato i pomeriggi e le serate. Serate e pomeriggi anche molte spesso festivi. Questo tour de force mi ha permesso negli anni di fare la giusta e sudata gavetta, limitando il gap culturale e di competenze frequentando le maggiori opportunità di formazione, da quelle del gruppo politico di appartenenza alle più sociali come quelle della Diocesi, oltre alle esperienze amministrative che di fatto implicano un percorso di formazione intrinseco. E’ per quello che sottolineo sempre la necessità di impegnarsi responsabilmente se si vuole portare un valore aggiunto al proprio percorso personale e professionale che non sia solo di mera visibilità o facciata. La rete relazionale che mi sono costruito negli anni, mi ha portato a conoscere persone e a inserirmi in situazioni che sono state fondamentali e senza le quali non sarei mai riuscito a concretizzare tutto ciò. Di fatto, il gioco di squadra è indispensabile.

Parli spesso, anche attraverso i social, di integrazione tra culture, di differenza di genere, di discriminazioni e di diritti. Tematiche da te molto sentite. Cosa intendi quando parli di integrazione e di discriminazioni?
Il tema è sempre attuale, anche se ci sarebbe la necessità di un approfondimento specifico perché le dinamiche che si sono create nel contesto dell’integrazione e delle discriminazioni sono molto articolate. In sintesi potrei evidenziare che spesso a causare certe problematiche, sono proprio i media che distorcono la realtà amplificando in modo sistematico certi fatti o vicende. In effetti, nell’arco degli ultimi trent’anni molte sono le etnie che sono entrate nel tessuto sociale del nostro Paese. Purtroppo, soprattutto nei primi anni, si è data priorità alla semplice necessità di promuovere la conoscenza della lingua italiana e meno importanza alla condivisione delle regole o tradizioni culturali e sociali, creando di fatto un muro di diffidenza tra le parti. Questo non significa che la persona arrivata debba dimenticare la propria storia, anzi si dovrebbero e si sarebbero dovute creare (fin da subito) le condizioni di conoscenza e di arricchimento reciproco per sentirsi tutti una comunità unita anche nelle differenze. La nuova sfida sarà nella gestione dell’identità delle seconde generazioni in quanto permane e permarrà la propria famiglia che funge da “ambasciata” del Paese d’origine del quale si continua a tenere e a sentir proprio un pezzo di storia e cultura. Storie e culture che spesso sono discordanti con la società che il giovane vive quotidianamente fuori dalla propria abitazione, e che mette in crisi la capacità di adattamento sia da una parte che dall’altra. Un problema particolare è la volontà da parte delle seconde o terze generazioni di perseguire con ogni mezzo la strada dell’inclusione, così da evitare le discriminazioni che spesso accadono soprattutto all’inizio del proprio percorso lavorativo dove viene meno la fiducia nei confronti dei lavoratori di altre etnie. Questo accade anche a fronte di esperienze negative che poi sono entrate nell’immaginario collettivo. In questo caso, proprio la parte femminile della società sta rischiando di esplodere in un disagio che provocherà fratture tra le famiglie e i figli e, soprattutto, minerà la formazione di nuovi nuclei familiari. Oggigiorno i ragazzi e le ragazze, soprattutto attraverso i social, cercano quell’affermazione che nel mondo reale faticano a trovare. Ciò riguarda in particolar modo chi vive in condizione di povertà economica e che, per sopperire alla medesima, decide di costruirsi un avatar per cercare un consenso virtuale. Nel caso delle ragazze, spesso accade (purtroppo) che mettano in “vendita” la propria immagine ricalcando i cliché televisivi. 

Cosa ti auguri per tutte le donne in un futuro prossimo?
L’augurio più sincero che faccio al mondo femminile è la capacità di ritrovare se stesse in un mondo così complicato, valorizzando il proprio ruolo in una società che ha disperatamente bisogno di una Donna forte, con grandi principi e senso di responsabilità. Una Donna che non perda la propria dignità per nessuna ambizione e che riscopra il dono più grande, non venendo meno al proprio e inalienabile diritto di raggiungere obiettivi e successi, che è quello di donare la Vita. Un privilegio che dà un senso all’esistenza umana. Anche in questo caso non dimentichiamo che possiamo essere uniti nelle nostre diversità, senza venir meno al principio universale di uguaglianza.

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