“IO CHE NON VIVO”: Intervista al regista Emilio Milani
Nella Sala Nobile della Biblioteca G.Baccari di Lendinara, il giorno 21/12/2018 ho avuto l'onore di intervistare il regista Emilio Milani.
“IO CHE NON VIVO” è il titolo dello spettacolo
realizzato dalla Ass.ne Culturale Zagreo in occasione della Giornata
Internazionale contro la violenza sulle Donne, in collaborazione con il Comune
di Canda e la Biblioteca Comunale.
Una performance di teatro-danza realizzata
da sei donne non professioniste tranne una che è semi-professionista, di età
compresa tra i 21 e 70 anni. Donne con esperienze di vita, corporeità e
caratteri totalmente differenti. Un lavoro sinergico tra quanto scritto
dall'autore e quanto le ragazze hanno voluto e potuto dare.
Emilio Milani, il
regista-autore, è il legale rappresentante dell’associazione, che si occupa
di progetti di teatro-educazione, regia, musiche e preparazione testi. La
realizzazione dello spettacolo è nata da una attenta e approfondita ricerca,
iniziata con la visione di alcune tragedie greche, passando attraverso opere di
Shakespeare arrivando all'ascolto di canzoni di musica leggera italiana nelle
quali ha riconosciuto la “consapevolezza del possesso” portata alla sua
conoscenza da un articolo scritto da una psicoterapeuta che sottolineava il
“possesso” come un atteggiamento propedeutico alle varie forme di violenza,
anche verso le donne.
Proprio attraverso le canzoni si è formato il percorso
poi esplicitato. Tra queste, “Io che non vivo” di Pino Donaggio, che ha dato il
titolo alla performance, “Ma dico ancora parole d’amore” di Sergio Endrigo e
per finire “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini.
Un grande spettacolo
realizzato in meno di 20 giorni con tre prove totali. Già dalle prime battute è
nata spontanea una discussione attiva sulle tematiche, via via più forte nel
percorso di realizzazione. Una tematica affrontata facendo passare emozioni
senza scadere nella “moda”, e talmente intensa da segnare le protagoniste dello
spettacolo a tal punto da essersi sentite vittime di una violenza, per fortuna,
mai subita.
Un finale nel quale il regista Milani, cantando “Gli uomini non
cambiano” di Mia Martini, ha provato la sensazione di immedesimazione. Si è
calato nel ruolo femminile provando a capire cosa avverta la donna vittima di
violenza e nel contempo ha preso coscienza delle potenzialità dell’uomo e dello
sforzo immane che deve fare perché non prevalga la parte dominante.
Il regista
Milani ha dichiarato l’emozione provata nella stesura del testo per il quale si
è estraniato dalla vita normale per immaginare un “perché”. Il finale è stato
caratterizzato da una conversazione con il pubblico. Data l’intensità dello
spettacolo e per sensibilizzare maggiormente sull'argomento, incentivando il
lavoro di autocoscienza una delle ragazze ha auspicato a un percorso itinerante
della performance.
Foto di Lodovico Ottoboni
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