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Intervista ad Asia Trambaioli

By 15:35



Asia Trambaioli, studentessa di Scienze Politiche a Bologna e Vice Sindaco del comune di Gaiba.
Uno tra i piĆ¹ radicati luoghi comuni sulle nuove generazioni, ĆØ quello che le dipinge essere distanti dal mondo della politica. Asia, invece, va a scardinare questo luogo comune in quanto ĆØ impegnata non solo nel mondo della politica, ma riesce anche a stabilire un’interazione maggiore e diretta con il “pubblico” della sua etĆ . Un vero esempio da seguire. 



Asia Trambaioli, 22 anni e da poco piĆ¹ di un anno ricopri l’importante ruolo di vicesindaco del comune di Gaiba. Posso definirti essere stata una “dominatrice” incontrastata delle elezioni comunali del 2019 nel tuo comune. Come ĆØ iniziato il tuo impegno civico?
Dominatrice incontrastata fu anche il titolo di un articolo di giornale uscito lo scorso anno, riferito all’elevato e inaspettato numero di preferenze che presi alle elezioni amministrative, e che con questa domanda mi fai allegramente ricordare. Mi chiedi perĆ² di fare un passo indietro, cosa che non amo molto fare in generale, ma se si tratta, come in questo caso, di parlare della mia esperienza, seppur per ora breve, lo faccio con piacere.
Verso la fine del periodo adolescenziale che ho sempre considerato e considero tuttora piacevolmente spensierato, poichĆ© maggiormente focalizzato su una irrefrenabile voglia di scoprire il mondo, ma anche e soprattutto pedante e nebbioso, poichĆ© proprio per il suo essere spensierato non ci fa interrogare a sufficienza su ciĆ² che vogliamo fare da adulti, inizio a delineare un percorso, proiettato al futuro, che potesse essere utile alla mia crescita personale, soprattutto cercando di farmi amica di quei piccoli “fiori” che sento nascere dentro me, quali gli interessi, gli obiettivi e le ambizioni, e che scelgo e decido poi di voler coltivare e far sbocciare. Uno di questi, dopo lo sport, ĆØ l’impegno civico e l’interesse per l’ambito politico che inizio a maturare in terza Liceo, a 15 anni e mezzo, a seguito di molteplici discorsi stimolanti ed intrapresi, su entrambi gli ambiti, con un mio compagno di classe, all’epoca giĆ  attivo in ambito politico e sociale, sentendo da subito svilupparsi in me una forte curiositĆ  e un prorompente desiderio di approfondire il mio tenue sapere. Inizio, da quel momento in poi, a partecipare a riunioni e incontri politici, ad aprire gli occhi su ciĆ² che mi circonda, a cercare di sapere e soprattutto capire piĆ¹ cose possibili. Ad imparare “come se dovessi vivere per sempre”, come disse Ghandi. Spinta dal voler intraprendere un percorso anche politico, poi, inizio a impegnarmi in un partito all’etĆ  di 18 anni, ad appassionarmi di conseguenza alla cosiddetta ‘cosa pubblica’, e arrivo infine, lo scorso anno, ad avere la possibilitĆ  di affrontare questa entusiasmante esperienza amministrativa da vicesindaco nel mio piccolo Comune, Gaiba, all’etĆ  di 21 anni: un percorso che mi sta crescendo responsabilmente e dando modo di occuparmi e prendermi cura di una piccola parte del nostro immenso universo.

Oltre a ricoprire il ruolo di vicesindaco, frequenti l’universitĆ  e sei anche collaboratrice pubblicista del giornale La Voce di Rovigo. Cosa consiglieresti ai giovani che come te si trovano a dover far conciliare il lavoro, gli impegni istituzionali e lo studio?
Anzitutto consiglio di prendere abbondanti vitamine e sali minerali. Scherzi a parte: premetto che non sono mai stata di indole una persona multitasking o alacre. Ho sempre preferito, infatti, occuparmi di pochi contesti per gestirli al meglio perchĆ© cosƬ mi hanno sempre insegnato e perchĆ© cosƬ mi sentivo di fare fino a qualche anno fa. Anzi, ho sempre ammirato chi, prima che iniziassi anch’io a fare lo stesso, ĆØ sempre riuscito a conciliare piĆ¹ settori d’interesse contemporaneamente. “Ma come fa?” Pensavo. Poi, crescendo sempre un po’ di piĆ¹, subentrano nel mio percorso di crescita tutte quelle energie e occasioni che difficilmente riesco a tenere a freno, e che fino ad ora si sono diramate in molti ambiti: specialmente in quello politico/amministrativo, nell’impegno civico e sociale, poi nello sport, nella scrittura, nei viaggi. Da qui inizio a comprendere che ĆØ possibile gestire al meglio anche piĆ¹ contesti e avere piĆ¹ obiettivi contemporaneamente, l’importante ĆØ dare ad essi il proporzionato spazio e tempo. Sicuramente collimare tutti i miei impegni non ĆØ semplice, specie perchĆ© in alcuni momenti risulta necessario prendermi qualche breve pausa per ricaricarmi. Sono convinta, tuttavia, che questo non riguardi solo me; alle volte anche solo un impegno puĆ² risultare fisicamente e psicologicamente dispendioso alla pari di dieci. Per questo non mi sento di certo una fuoriclasse ad occuparmi di piĆ¹ cose alla volta, e nemmeno aspiro ad esserlo. Semplicemente non amo stare con le mani in mano, preferisco non avere tempo libero che averlo e non sapere dove investirlo. Si presentano anche a me i giorni snervanti, ovviamente, e alle volte come un sasso sulle spalle di una formica, durante i quali mi sento veramente in apnea, ma credo perĆ² che fondamentale sia affrontare  tutto ciĆ² che ci conquista e soprattutto ci soddisfa, con passione, impegno e determinazione. La fatica rimarrĆ  cosƬ solo un ricordo lontano. Detto questo, perĆ², sostengo che fare delle scelte sia sempre auspicabile, come dare precedenza ad alcuni obiettivi rispetto ad altri e come chiedersi quali siano le reali prioritĆ  alle quali bisogna guardare con ragionevolezza e razionalitĆ ,  ma credo comunque che in ogni caso il tempo non sia padrone degli obiettivi, al contrario della volontĆ . Basta organizzarsi al meglio e“senza fretta, ma senza sosta”, citando Goethe.

Cosa pensi riguardo ai pregiudizi che spesso sono rivolti ai giovani quando si dice che questi ultimi non siano piĆ¹ interessati non solo al mondo politico, ma anche e soprattutto al mondo del sociale? Da giovane, ai giovani cosa vorresti consigliare loro per far sƬ che questo pensiero cambi?
Un po’ non li biasimo quei pregiudizi. Quando iniziai a frequentare riunioni politiche e culturali spesso e volentieri ero l’unica under 30 presente in sala. A distanza di sette anni la situazione non ĆØ cambiata, e questo mi ha sempre fatto riflettere tanto. ƈ stato persino paradossalmente difficile trovare qualcuno interessato al mondo politico e sociale all’interno del mio stesso corso universitario di Scienze Politiche, durante i primi due anni. Generalmente, comunque, non tendo a fare di tutta un’erba un fascio. Credo che la colpa non vada attribuita solo ai giovani che faticano ad approcciarsi ai contesti sociali e politici, ma che sia doveroso interrogarsi su quale sia il “difetto” di tali contesti sociali e politici che spingono un giovane a rimanergli distante. In molte occasioni mi ritorna in mente un discorso che mi fece un mio professore del Liceo, uno di quelli che lasciano il segno. Mi disse che dobbiamo creare una metafora tra le tortuositĆ  del nostro cammino interiore e una strada oscurata dalla nebbia. In pratica che se in una strada isolata trovo solo nebbia, la quale provoca malessere e poca visibilitĆ , non sarĆ  cosƬ per sempre, ma che ci vuole pazienza poichĆ© gradualmente uscirĆ  il sole, si riuscirĆ  ad osservare il cielo,  si udiranno meglio i rumori del traffico e i cinguettii degli uccelli e si coglieranno con stupore i colori dei fiori che stanno per sbocciare sul ciglio. PuĆ² non centrare nulla con quello che sto per dire, ma tendo ad attribuire questo ragionamento alla maggior parte delle situazioni che mi si presentano di fronte e che considero poco chiare, tra cui la questione ultima che hai posto: la lontananza dei giovani dai contesti politici e sociali. In questo caso la strada annebbiata ĆØ ciĆ² che alle volte rappresenta il contesto politico e le sue tortuose dinamiche interne ma anche quello che puĆ² percepire un giovane quando pensa ad essa o cerca di argomentarla con scarsi risultati finendo per odiarla senza uno spirito ragionevolmente e sufficientemente critico e fondato;  la strada col sole rappresenta, invece, ciĆ² che puĆ² fare lui per iniziare a considerare la politica ed il sociale sotto un altro aspetto, partendo prima dal conoscerla, o per lo meno interessarsene, e poi dal dare il suo contributo per migliorarla laddove risulti indispensabile: il mettersi in gioco per evitare di sentirsi antagonista, ma protagonista partecipe del cambiamento che tende spesso ad affidare pigramente ad altri con tante, forse troppe, aspettative. In generale, in un momento in cui la politica allontana il giovane e il giovane allontana la politica, risultano fondamentali da un lato degli stimoli, e di certo non dettati da interventi politici per mezzo social o prorompenti campagne elettorali autoritarie, ma da dialoghi e progetti orientati al futuro; dall’altro una maggiore consapevolezza giovanile che per muovere il mondo bisogna prima muovere se stessi, partendo dal volontariato, dall’impegno civico e, perchĆ© no, politico.

Sei una giovane donna impegnata in vari ambiti, cosa ne pensi della cosiddetta discriminazione di genere?
La discriminazione di genere ĆØ un tallone di Achille che la modernitĆ  ha aiutato a diminuire ma in una piccola, piccolissima parte. Persiste tuttora in vari ambiti, specie in quello familiare e lavorativo. Ed ĆØ illogico che in una societĆ  come la nostra in cui si progredisce nell’ambito tecnologico, economico, scientifico, non si riesca a progredire nell’ambito piĆ¹ importante che ĆØ a mio avviso quello umano. Seppur la nostra Carta Costituzionale riconosce pari dignitĆ  ad entrambi i generi in ambito sociale e professionale, le indagini sulla disuguaglianza di genere mostrano che poco ĆØ cambiato negli ultimi trent’anni per quanto riguarda, ad esempio, la proporzione di lavoratrici con ruoli dirigenziali (solo meno di un terzo sono donne). O ancora, lo svantaggio occupazionale dovuto alla maternitĆ  che ĆØ in costante aumento. Bastano solo questi due fattori per fare notare che non si stanno adottando strategie efficaci affinchĆ© la discriminazione di genere sparisca. Un ruolo fondamentale qui lo gioca l’educazione scolastica, considerata una delle possibili strade per educare le nuove generazioni ad una maggiore valorizzazione delle differenze di genere, ad una riflessione sui ruoli e sugli stereotipi di genere.  Ma questo non basta: occorre anche una forte imposizione politica, con investimenti nella protezione sociale ed economica per il genere femminile, e forti campagne di sensibilizzazione. Senza questi contributi, poco importano gli obiettivi europei con scadenza a breve termine, che si sa non verranno raggiunti.

Cosa ti auguri per il mondo femminile in un futuro prossimo?
Mi auguro piĆ¹ protezione e supporto al mondo femminile, e non per un futuro prossimo ma a partire da adesso. Mi auguro si arrivi a depennare definitivamente tutti quegli stereotipi che considerano le donne figure da mantenere ai margini della societĆ , soprattutto nell’ambito professionale e familiare. Mi auguro che ogni donna impari a fare i conti con una propria autonomia che deve essere conquistata senza che qualcun altro imponga la propria supremazia in qualsiasi contesto. Ed infine mi auguro, e forse in maniera utopistica, che il  25 novembre non sia piĆ¹ la ricorrenza per ricordare le donne vittime di violenza, ma come il giorno in cui si dichiara che nessuna donna ĆØ piĆ¹ stata toccata nemmeno con un dito.

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