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Un parere autorevole sulla "Tratta delle donne"

By 10:49

nella foto: Io e Monica Crivellaro


Oggi vorrei proporvi una intervista fatta a Monica Crivellaro della Tenda Onlus, riportando sul blog il parere autorevole di qualcuno che quotidianamente vive e lotta per la difesa delle donne sfruttate e maltrattate.



Monica lavora presso l'associazione di Lendinara che offre aiuto a persone straniere vittime di tratta e altre forme di sfruttamento, mediante l'attuazione di programmi di protezione sociale (art. 18 legge 286/98) che offrono a queste persone la possibilità di vivere una vita normale e dignitosa trovando, nell'arco di un anno, un'autonomia lavorativa e abitativa, sempre guidate e accompagnate per l'intera durata del percorso.

Una parere sicuramente interessante e che può aiutare a capire di più su un fenomeno diffuso ma ancora sottovalutato.

Ora la "parola" a Monica.


Sono Monica Crivellaro e sono all’interno dell’Associazione La Tenda onlus sin dal suo inizio nel 1990, ed attualmente la sua attività principale è la gestione dell’accoglienza di donne vittime di tratta e sfruttamento dove io sono educatrice.L’associazione svolge tale attività dal 2001, nata per caso a seguito di una richiesta urgente di accoglienza da parte del Servizio ad esso dedicato del Comune di Venezia, si è poi articolata negli anni e dopo un tirocinio di 3 anni l’Associazione è stata regolarmente iscritta alla Seconda Sezione del Registro di Enti e Associazioni che svolgono attività a favore degli stranieri immigrati ai sensi dell’art.42 del decreto Legislativo 25 luglio 1998, n.286, Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, e art. 52 del DPR 31 agosto 1999, n.394, regolamento di attuazione del suddetto Testo unico.
I programmi di assistenza sono finanziati dal Ministero delle Politiche Sociali,  Dipartimento della Pari Opportunità, attraverso progetti che negli anni hanno visto allargarsi la rete di enti pubblici e privati (Servizi Sociali, Forze dell’Ordine, Ispettorati del Lavoro, Cooperative Sociali e di Lavoro, Associazioni di Volontariato), preposti a tali compiti. In particolare ad oggi il progetto in essere “N.A.Ve Network Antitratta per il Veneto” vede coinvolte tutte le province venete e offre un servizio ad ampio raggio attraverso un’unità di crisi, punti di fuga, strutture di prima e seconda accoglienza.Negli anni l’Associazione ha potuto sperimentarsi in tutti i ruoli, dall’emersione fino alla conclusione dei singoli progetti educativi individualizzati, accogliendo dal 2001 più di 160 donne. Attualmente, in un’ottica di ottimizzazione delle risorse, delle opportunità offerte da tutti i territori del Veneto e soprattutto dalle esperienze maturate, si occupa di gestire il primo periodo di accoglienza, chiamato periodo di riflessione.In questa attività mi sono sempre messa in gioco personalmente e insieme agli altri abbiamo proposto un modello di vita familiare dove le persone camminano insieme. Accoglienze pertanto in piccoli numeri alla volta ma con intense relazioni al fine di promuovere la crescita ed il confronto personale. Accanto a questo ho ampliato i miei studi, prettamente scientifici, con quelli sociali. Non ho mai considerato un semplice “lavoro” quello che faccio, ma una chiamata ad un servizio dove mi metto in gioco in prima persona.Forse le difficoltà maggiori a volte sono proprio l’incontro tra culture diverse che non sempre è così automatico, il rischio maggiore è di leggere con i “miei occhi” qualcosa che è comprensibile solo se si accetta l’alterità, se si accetta che non solo davanti a me c’è una persona diversa con tutto il suo bagaglio culturale e soprattutto umano e che non posso incorniciare, ma anche che devo solo accogliere dandogli spazio per emergere e dandomi spazio per “comprenderlo”.“Essere operatore” non è un mestiere, ma una missione, un servizio con e per le persone, bisogna essere disponibili all’incontro e alla condivisione, non ci si può avvicinare all’altro pensando di essere migliori, ma solo di avere un’opportunità in più da mettere in gioco, l’altro di sicuro ci risponderà con la sua opportunità.Mi sento di riportare un pensiero che in associazione abbiamo condiviso qualche tempo fa legato all’“opera di misericordia corporale: accogliere i pellegrini”“…ero forestiero e mi avete accolto…Anche nei nostri piccoli paesi ormai arrivano molti forestieri, ma forestiero chi è?E’ un pellegrino, che va, si mette in cammino alla ricerca di una meta che a volte non è voluta, ma costretta.Come ci sentiremo se fossimo noi costretti ad andarcene dalla nostra casa, dal  nostro paese, perché in pericolo di vita per la guerra o altri motivi?Non cercheremo forse di trovare un posto migliore per noi e la nostra famiglia?Le braccia di Maria hanno accolto Gesù deposto dalla croce in silenzio, in silenzio noi accogliamo i pellegrini che, come noi,  vogliono condividere un pezzetto della loro vita e della loro storia anche dolorosa con qualcuno che è pronto ad offrire le sue braccia, la sua casa, la sua persona in silenzio e in ascolto ridando la libertà e la dignità che è stata loro rubata.In fondo tutti noi siamo pellegrini, in quanto siamo in cammino e nel nostro cammino incontriamo altri pellegrini e insieme dobbiamo procedere, rispettandoci, imparando a conoscerci e a trovare il bello che c’è dentro di noi e dentro l’altro.”

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